Grazie al contributo di FAAC, il metodo Toyota entra per la prima volta in un Liceo.

Grazie al nostro contributo è stata creata nel Liceo Malpighi di Bologna la stanza Obeya Lab, dedicata alla filosofia manageriale giapponese, che in FAAC abbiamo adottato appieno.

Il Liceo Malpighi ha infatti aperto una stanza (Obeya significa appunto Grande Stanza) che servirà agli studenti per realizzare progetti concreti nel campo della meccatronica, della robotica e del design. L’Obeya lab, questo il nome della struttura, è stato realizzato grazie al contributo di FAAC che ha investito circa 200.000 euro, di cui 100.000 euro recuperati come credito d’imposta grazie allo «School Bonus».

Utilissimo nella didattica

Elena Ugolini, preside del Malpighi e già sottosegretario all’Istruzione, ha inaugurato l’Obeya Lab insieme all’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, al Presidente FAAC Andrea Moschetti, e a Carlo Cipolli della Fondazione Carisbo di Bologna, che ha contribuito a sua volta con l’acquisto di strumentazione e arredi.

La filosofia Obeya è un metodo che viene insegnato ai Manager per migliorare la produttività e risolvere i problemi in azienda, puntando sul gioco di squadra e la multidisciplinarietà e sembrava impossibile adattarlo ad una scuola, ma il Liceo Malpighi ha cercato di applicare questo metodo anche ai problemi di gestione della scuola, come l’orientamento o i debiti formativi, scoprendo così che è molto utile.

Visual Management

Il laboratorio Obeya al Malpighi doveva partire a febbraio 2020, ma è stato bloccato dalla pandemia e usato finora come aula aggiuntiva per fare lezione. La stanza ha tre pareti completamente finestrate e una grande lavagna per il cosiddetto visual management, cioè per avere a colpo d’occhio un’idea del problema da risolvere e dello stato di avanzamento della soluzione. Un metodo che viene utilizzato anche all’interno di FAAC, per evitare sprechi e ottimizzare il tempo, in modo da ottenere il miglior risultato nel minor tempo possibile.

Innovazione nelle scuole come nelle aziende

Se il metodo Toyota ara visto finora come un’esperienza elitaria perché richiede spazi, risorse e attrezzature, il suo sviluppo all’interno di una scuola dimostra che i nuovi metodi di insegnamento possono essere inseriti innovando.